venerdì 8 agosto 2008

Rollerblader

Lo scorso fine giugno, dietro modesto invito, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione di rimettere piede nel parco di frascati, dopo mezza vita che non tornavo - e a quest'età, inizia ad essere un bel pò di tempo. L'sms diceva solo di una gara di pattinaggio. E pensare che su quella pista mossi i miei primi passi a rotelle, quando ancora nessuno aveva pensato di pettinarle una in fila all'altra.
Insomma un'occasione che valeva ben la pena della multa per parcheggio senza pagamento che ho ritrovato la sera.
Ma comunque, entriamo nel vivo.
Faceva un caldo boia, la gara sarebbe iniziata alle quattro, e quindi tutti ad allenarsi dalle due. Sotto un sole che spacca.

Exercises Talkin'


D'altronde, si sa, lo Sportivo è quello che non si ferma. Punto.
Non si ferma di fronte alla legge, non si ferma di fronte al pericolo, non si ferma di fronte ai mezzi; da chi gioca a pallone con una lattina di coca-cola schiacciata per terra a chi si lancia nel vuoto.
Figuratevi a farsi fermare dal sole.


Start1


Sono rimasto stupito quando ho scoperto che c'erano inglesi, tedeschi, francesi e spagnoli, riuniti su quella pista di un parco della periferia di Roma. Non ho ancora capito quando fosse grosso, so solo c'era gente che si muoveva coi pattini come fossero una seconda pelle.

Slalom Red Slalom Black


Hanno iniziato si può dire in sordina, con le gare di velocità, per tenersi il freesytle pro per il gran finale; quando le foto erano finite, quando il braccio era stanco, quando la testa anche non ce la faceva più.

Freestyle1 Freestyle3
Freestyle2 Freestyle4


Tanto m'hanno imbambolato che non sono riuscito a fare una foto decente. Mi dispiace, ma le immagini non riescono a rendere quanto potesse sembrare impossibile ciò che invece facevano. Dalle immagini sembrano fermi, un po' come una brutta foto ad un trapezista da urlo.
Già, una brutta foto, ma sbagliando s'impara, volendo.

Riposo

lunedì 16 giugno 2008

Gaypride 2008

E anche quet'anno, fra polemiche, rivoluzioni politiche, cambi di destinazione, tante e varie, il romapride s'è riuscito a fare.
Percorso ristretto, questa volta. Negata piazza San Giovanni. Chissà, forse quest'anno non si è voluto mischiare così tanto sacro e profano.

Comunque. Strade piene ce n'erano lo stesso, e non solo di diversamente sessuali, ma anche di tanta gente che era lì a fare numero, perché è giusto manifestare per un diritto, anche se di quel diritto è di qualcun'altro, se pensiamo che sia una buona causa.

Torre Argentina
La torre Argentina, nel passaggio verso l'epiologo di piazza Navona, straboccava di gente, l'unico momento in cui ho dovuto arrestare la mia corsa, continuamente avanti e indietro per il corteo.


A dirla tutta, m'è parsa un po' sottotono, rispetto all'anno scorso. Meno folla, meno strada, meno casino, meno esplosioni e meno fuori dalle righe. C'è chi dice che sia stato un bene. È stato diverso. Meno cose particolari da fotografare, ma quello che c'era, forse spiccava di più.

Titubanda Ballerino


Mi ha fatto un enorme piacere incontrare la Titubanda, ai piedi di via Cavour. È stato come spezzare la giornata in due, un ricaricarsi di energie.

Fra Titubanda, i toni più calmi, ovviamente i carri con lo stesso spirito e la voglia di farsi sentire, addirittura il corteo iniziava con coppie che dichiaravano la loro promessa di un matrimonio impossibile (non permesso), in un certo senso, sarà stato meno, ma m'è sembrato anche più vario dell'anno passato.

Carro Matrimonio


Signoretto Ombrello

mercoledì 2 aprile 2008

ufficio (in lavorazione)

Ho già una foto in archivio, una in testa, una da rifare, e qualcosa che dovrebbe dire una quarta.

mercoledì 26 marzo 2008

Batalha

Entrare in una cappella a cielo aperto fa un effetto strano, vista la nostra storia costruita da secoli di edifici religiosi con le più diverse e stupefacenti cupole, con affreschi che hanno letteralmente fatto la storia dell'arte.
La sorte s'è messa in mezzo a questa cattedrale, costruita per la grazia divina che fece vincere la grande battaglia – batalha – a João I contro gli spagnoli; iniziata nel XIV secolo, continuata ed incompiuta. La cupola di questo Panteão de D.Duarte, meglio conosciuta come cappella incompiuta, è il cielo aperto: non è mai stata costruita. Così a noi rimane l'effetto di entrare dentro una cappella, alzare lo sguardo e vedere il cielo, ed il sole che illumina, vivo per una volta, vetrate e colonne.


cappella incompiuta


La foto non rende, in realtà. È un posto da calpestare, bisogna guardarsi intorno a 360° per poter capire. Non sono riuscito neanche a pensare ad una foto che riuscisse a rendere il trovarsi in quel posto.
(ed è una piccola soddifazione il fatto che sfoglando la rete non sia riuscito a trovarne)

Posso solo immaginare come possa essere quel posto con la volta stellata di una notte estiva. Quando avrò un obiettivo a 10mm, vorrò tornarci.




Per la cronaca:
La cattedrale ha anche un resto. Non finisce lì.
O meglio, lì finisce, ed è ancora incompiuta, ma ci sono tonnellate di pietra, prima, da vedere. Bella e completa di tutto. Ed è per questo che non mi è rimasta così impressa, che al posto di essere unica è una. E comunque, rimane un gran bel posto da visitare.
Quel giorno rimbalzavamo da una visita guidata all'altra, comunque, che seminare guide turistiche nostrane in giro per i paesi stranieri ha sempre il suo fascino.


Finestre


L'effetto più piacevolee particolare mel'hanno lasciato queste vetrate, che investite dalla luce piena del sole, proiettavano luci multicolori per la navata. Nell'arco di una breve mezz'ora il fascio di luce colorata è entrato a sorpresa, si è attraversato tutta la navata, e se n'é andato. Giusto li tempo di giocarci un po' ed immortalarlo.

Spots


A dire la verità, tutta quella gente lì dentro sembrava notarle a malapena, a parte noi, rimasti a giocare con le luci per tutto il tempo che ci è stato dato.

Ammirando le luci

prove tecniche di cliché di fotoritocco

Un po' giocherellando ed un po' studiando gli effetti che si possono ottenere anche con gli strumenti più semplici, cercando di rimanere sul filo fra il bell'effetto e la pecionata. In ufficio, fra un impegno e l'altro.
Soglia
Posterizza
Opacità
Dissolvenza
Nient'altro.
Non vi sto a raccontare anche la storia di questa foto.
Immagine effettata

martedì 18 marzo 2008

Lame! (in preproduzione)

C'è qualcosa di magico nel far scivolare una lama di rasoio sulla propria gola, anche se profonda meno di un millimetro.
Mentre la lama si muove, la mano deve essere ferma, non ti puoi permettere neanche la minima incertezza. La testa si riempie della sensazione della lama che si muove. Non c'è più spazio per nessun pensiero.
Tutto il resto diventa relativo, perde importanza, non c'entra niente. Tutta la tua vita resta fuori.
In quel momento sarebbe di troppo.


È un rito fatto di gesti. La luce, lo specchio, il rasoio. Le forbici. L'acqua calda sulla barba, il pennello sul sapone. Ciascuno serve per prepararsi, per purificarsi, ad ogni movimento la testa si svuota, il mondo prende le distanze.
Quando arrivi a maneggiare la lametta fra le dita e montarla nel rasoio, la mano è già fluida, sei da solo, e li resto della tua vita è diventata indistinta.



Mi piace metterci il tempo che ci vuole. Pochi minuti di rasoio elettrico sono pochi minuti sprecati, mentre mezz'ora in questo modo è piacevole.


Per le foto, le sto studiando, scattando e scegliendo.
Intanto, vi rimando ad Eriadan, che riesce in così tanto poco a rendere l'idea del piacere di una cosa tanto semplice.
Che, come dice lui,
possono capire solo gli uomini.

domenica 9 marzo 2008

Sacro e Profano

Questa mattina mi trovavo davvero così. È bello sentire il rumore dei martelli che battono sul foglio, sempre più veloci, al ritmo delle dita, che è il ritmo del cervello che batte.
Una sensazione strana, saranno stati vent'anni che non ci mettevo le mani sopra, dal commodore in poi. Però, sentire che c'è qualcosa di concreto sotto le dita è particolare; non so se mi piaccia, ma ha qualcosa di diverso.

Sacro e Profano


Quel ticchettare ritmico sembrava strapparmi le parole dalla testa, uscivano così, fluide. Cancellava tutto ciò che avevo intorno, come una bolla di quiete.
Adoro il suono della campana di fine riga. Non so perché.


Finalmente sono riuscito a mettere un'altra foto. Cotta e magnata, come si dice dalle parti mia: quando le ho viste insieme, è stato "ora o mai più". Non penso che questo significa che riesca a riprendere subito un ritmo, però senza rimurginare lo prendo per quello che è, un inizio.
Saluti.